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Visita all’azienda “Baugiano”



Un’azienda agricola può essere molto più che “agricola”. Perché tutte le sue attività si prestano benissimo a fornire tutta una serie di servizi sociali che possono rendere l’azienda un vero e proprio presidio multifunzionale per la comunità.

 

Un esempio di tutto ciò è Baugiano, un’azienda che si trova a Quarrata, nel parco del Montalbano. Ed è stata la sua titolare, Stefania Corrocher, a raccontarci in che modo un’azienda agricola possa diventare tutto questo.

 

Qual è la storia di Baugiano? Da dove deriva questo nome?

 

Non so di preciso da dove derivi il nome, perché questo luogo ha una storia antica. Già nel 1600 c’erano i due poderi che ci sono oggi, chiamati “Linari 1” e “Linari 2”, probabilmente da “liminari”, quindi dovevano segnare un qualche confine. Nell’Ottocento, invece, avevano due nomi diversi, uno “Cannellone” e l’altro “Baugiano”. Non so da dove derivino, questi, ma “Baugiano” mi è piaciuto molto di più, perciò lo abbiamo adottato come nome per tutto il complesso. Fra l’altro, la zona era anche conosciuta come “Acquabona”, perché c’erano tre sorgenti naturali, ed era un luogo fresco dove i quarratini venivano a cercare refrigerio dalla calura dell’estate.

 

In tutto questo, io e la mia famiglia arriviamo nel 1999. Io e mio padre acquistiamo la proprietà, i primi anni successivi li passiamo a recuperare tutto. Arrivati al 2006, inauguriamo anche la ristorazione e la didattica con i bambini. Poi arrivano anche le camere da letto per i soggiorni.

 

Ad oggi, la squadra al completo di Baugiano è composta da me, mio babbo, le mie due figlie Miriam e Serena, Gabriele, meglio conosciuto come “Peter Pan”, che fa l’animatore, Elena che si occupa delle api, e Rosa e Ietta che gestiscono la cucina.



Avete con voi tanto terreno e tanti animali. Quali prodotti ne ricavate?

 

I nostri terreni ci regalano olio, ortaggi, frutta e confetture di frutta.

 

Dalle api arriva il miele, la melata, la propoli e la pappa reale. Dalle galline arrivano le uova. Dai maiali i salumi stagionati. E a partire dal latte che prendiamo dall’azienda “Le Roncacce” di Cutigliano produciamo ricotta e formaggi.

 

Abbiamo anche pecore, capre, asini, cavalli, alpaca, conigli e piccioni, ma da loro non ricaviamo alcun prodotto a parte la lana: si potrebbe dire che sono come nostri familiari e colleghi, perché vivono con noi e ci aiutano nelle nostre attività didattiche.

 

Per quel che riguarda la vendita, in passato la facevamo anche tramite dei mercatini. Ma, col passare del tempo, gli eventi che organizziamo qui in fattoria hanno attirato così tante persone che rivediamo direttamente qui ai partecipanti, o tramite la cucina del nostro ristorante.

 

E i metodi con cui fate tutto questo non sono semplicemente biologici, ma anche integrati, nel senso che attingono da tante discipline.

 

Sì, è proprio vero. Per irrigare usiamo acqua di sorgente, che prima facciamo riscaldare un po' in una vasca, altrimenti le piante riceverebbero acqua troppo fredda. E la facciamo anche depurare da dei pesci rossi che nuotano nella vasca.

 

Per concimare usiamo il letame dei nostri animali, fertilizzanti biologici, la cenere, o anche la lana di tosatura. Mentre, per prevenire o curare malattie delle piante, ci affidiamo a rame, cenere, macerati di equiseto o propoli. Senza dimenticare la rotazione e la consociazione fra le colture.



I nostri animali mangiano fieno in parte prodotto da noi e in parte acquistato, o mangimi che sono biologici o dei mix fatti in casa. Non usiamo antibiotici per curarli, preferiamo ricorrere a pomate, tisane o a metodi come il reiki.

 

In più, nei nostri terreni usiamo l’elettrocoltura, un metodo che consente di canalizzare l’energia elettromagnetica di Terra e Sole per migliorare tutti i processi naturali delle piante e del microbiota del suolo. E usiamo anche la biorisonanza, un metodo basato sulla fisica quantistica che armonizza le frequenze della parte vivente e non vivente del terreno.


Tutti e due metodi “strani”, per molte persone, me ne rendo conto, ma noi ne abbiamo visti gli effetti: frutti più grandi; piante più resistenti a insetti o malattie; produzioni più abbondanti, a volte doppie; o fruttificazioni fuori stagione, come le zucchine che hanno prodotto per 4 mesi di fila. Sicuramente la natura, i metodi biologici e l’amore che ci mettiamo fanno la loro parte, ma devo dire che ho notato la differenza tra quando non usavo queste tecniche e quando ho iniziato a utilizzarle.



Oltre alle attività agricole, ne svolgete anche tante in collaborazione con realtà sociali.

 

Sì, esatto. Il fatto è che io credo che un’azienda agricola abbia molte potenzialità per fornire degli importanti servizi al territorio e alla comunità, che vanno ben oltre i prodotti alimentari. È per questo, appunto, che collaboriamo con tante realtà sociali.

 

Per esempio, siamo capofila nel progetto dell’orto sociale che si trova nell’area protetta della Querciola, a Caserana. D’accordo con Humanitas, ospitiamo in azienda degli inserimenti socioterapeutici. Collaboriamo con il Centro Salute Mentale di Pistoia e con ANFFAS. Con i nostri animali, facciamo pet therapy rivolta a bambini di Materne ed Elementari. E siamo anche parte del consiglio nazionale della Rete delle Fattorie Sociali.

 

E queste attività non sono le uniche. Fate tantissima didattica rivolta ai bambini, e sembra che sia molto improntata verso la crescita interiore.

 

Sono molto contenta che lo abbiate notato. Perché questo è proprio il nucleo centrale di tutta la nostra attività.

 

Facciamo laboratori con gli animali. Altri per riconoscere le piante officinali e per preparare pane, formaggio e pasta. In altri ancora facciamo dei bagni di foresta, lavori nell’orto o cacce al tesoro. Tutto questo per gruppi, per scuole, in occasione di compleanni o di campi estivi che organizziamo tutti gli anni. E lo facciamo in degli spazi appositamente pensati come l’area giochi o picnic, il teatro, il parco aereo, la capanna preistorica, il bosco dei folletti o il cerchio delle fate.


 

E sì, tutte queste attività hanno il comune filo conduttore delle crescita interiore. Che si tratti di lavorare la terra, cucinare, esplorare il bosco o interagire con gli animali, tutte quante sono pensate non solo per trasmettere delle conoscenze sul mondo naturale e agricolo; sono anche pensate per essere metaforiche di metodi che servono per esplorare e per gestire il proprio mondo interiore. Per scoprire gusti e talenti, paure e passioni, limiti e potenziali di ognuno. In fondo, è per questo che un istrice è il simbolo di Baugiano: come l’animale costruisce una tana fatta di tante stanze, così il nostro animo è fatto di tante sfaccettature, ognuna con il suo scopo, che noi vogliamo insegnare a scoprire.

 

E quanto tutto questo sia sano lo vediamo prima di tutto nei bambini, che chiedono ai loro genitori di tornare da noi. Genitori che spesso sono restii di fronte a questi approcci, ma poi è proprio tramite i figli che riusciamo a trasmettere queste consapevolezze anche a loro. E così accade che siano anche gli adulti a voler tornare a vivere queste esperienze.

 

Ecco perché ci piace definirci “oasi agrituristica”. Ecco perché il nostro motto è “Coltiviamo insieme le future generazioni”. Coltivare la terra, con dei metodi che siano rispettosi della salute di ambiente e persone, non è che la base del nostro progetto. E i nostri prodotti più cari non sono tanto frutta e verdura, ma bambini consapevoli di sé stessi e del mondo che saranno gli adulti di domani.




Di Enrico Becchi







Il progetto è realizzato grazie al bando "Siete Presente. Con i giovani per ripartire - 2024", a valere sul progetto “Giovanisì.it”, promosso dal Cesvot e finanziato da Regione Toscana - Giovanisì, in accordo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, con il sostegno della Fondazione Caript



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